Il nuovo volto di Calliope

15.10.2012 22:39
Calliope
Inno all'arte che nel nostro sangue scorre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

lunedì 15 ottobre 2012

Nene Dei sogni Nel mio cuore // annamaria vezio: Se è nel cuore che si edifica la grande casa, è lì che trova posto ogni soffio di vita.

 
Prova a entrare nel mio cuore
a respirare
a vivere i miei battiti,
vedere come accelera
quando il pensiero vola da te
e nella mia mente rivedo il tuo viso
sento i tuoi baci,
le tue carezze...
Lo vedresti mentre si stringe
per non piangere,
quando tu sei lontano
e la mia immaginazione
corre su altri binari,
sentiresti la gioia
nel godere del tuo corpo caldo
entrare in me
unirsi in attimi infiniti,
mentre il tuo nome
esce in un soffio
diventa bacio
sulle nostre labbra
che si cercano.
Prova a entrare in questo cuore
tanto piccolo,
ma immenso per accoglierti
con tutto l'amore che ho...

Nenè
 
 

giovedì 11 ottobre 2012

NONNA ANNA (in arte Antonio de Curtis)

 
 
L’andarono a “prendere a Pompei”, “chell’aneme ‘e ddio” !
“Quatt’anne, cert’uocchie ca te recevene, pigliame, pigliame !”
Così scelsero lei. Orfana di madre, un padre scioperato, affidata alla zia che non la voleva, fu portata a Pompei
La portarono a casa come una bambolina. e la colmarono di quelle attenzioni che non aveva mai avuto prima di allora. Appena fu un po’ più grandicella, a lavorare nella terra, alla montagna: cresceva forte e contenta. E bella. Corteggiata da parecchi giovanotti scelse quello meno rozzo, più dolce. Per quella che era la dolcezza, di quei tempi in quel posto. Aveva 18 anni, 26 lui quando furono marito e moglie.
Da allora, e per 22 anni fece un figlio in media ogni anno.
si perché fare l’amore era l’unico “divertimento” che avevano.
“Divertimento” per lui; quasi un “dovere” per lei.
Come era per tutti, allora.
Il “piacere di fare l’amore” quello era solo dell’amore clandestino, dietro una siepe in montagna, in una “ngogna” = anglo nascosto, nella terra, nel fienile quando si era certi che nessuno sarebbe arrivato e, per le “signore” anche il letto di casa. Essì perché anche le signore, quelle che non erano ai lavori nei campi, le signore avevano le loro voglie.
La Nostra, ebbe 11 figli, alcuni morti in tenerissima età;
uno lo partorì in campagna, aiutata dalle compagne e lo tenne in una sporta finché non ebbe la forza per tornare a casa.
Il marito lavorava; lei badava alla casa, ai figli, alla terra, agli animali. Al marito che tornava stanco da una giornata, spesso una settimana di lavoro. Anche a letto di notte.
Morì di un tumore a 71 anni, dopo una lunga malattia, la mattina dopo che era giunto il figlio dall’ Africa.
Era mia nonna, la mamma di mia mamma.

QUATTRO MONETINE NELLE TASCHE DI PAPA' Laura E. Privitera

 
 
Ho trovato nelle tue tasche quattro monetine
e me le son prese perchè tu rimediassi a ciò che m'hai fatto:


una per quando naqui e per te ero la più bella
mentre sembravo a tutti una prugna secca e senza fiato
ero bella solo per te
ma ugualmente tu m'hai lasciato

una per quando mi portavi a toccar le stelle sulle tue spalle
ed io urlavo e stavo male dallo spavento ma tu insistevi
insistevi davvero tanto
ma alla fine m'hai posato

una per tutte le volte che m'hai detto che mi volevi bene
me ne volevi e io ti credo
ma poi non ci sei più stato

una infine l'ho presa per quella volta che te ne sei andato
con le mani incrociate al petto
e senza le scarpe che non t'ho infilato.

venerdì 5 ottobre 2012

Senza titolo. di A. de Curtis

 

(Una vecchissima "poesia"
di quando pensavo di scrivere poesie)

Un vagito
Un sorriso
La scelta
L’affanno
Canuto
Un rantolo.
 
 
 

domenica 30 settembre 2012

"Ninna nanna del padre assente " ed 2010 copyright by Am Vezio

 



Ninna nanna di un padre assente
 
Cantavo lenta lenta
una nenia di paese
cullavo i sogni tuoi
e coloravo immagini
di bimbo sulle nuvole
che scivolava morbido
sul lungo arcobaleno
Cantavo lenta lenta
e ti mostravo braccia larghe
di padre forte e attento
davanti al tuo cammino
Cresceva la canzone,
si allargava nei colori
del tempo tuo maturo
e sempre ti mostravo
giocose nuvole a cavallo
di arcobaleni morbidi
e braccia forti e larghe
di padre all’orizzonte
Cresceva il mio bambino
e di immagini cullava
il lungo suo cammino
All’orizzonte ci arrivava
e braccia non trovava
di padre forte e attento
Cantavo, allora ancor più forte,
la voce mia copriva
l’assenza del calore
laggiù, dove il colore
del lungo arco tinto
lasciava grande macchia
e un buco nel terreno
Ti ho stretto fra le braccia,
bambino mio cresciuto,
cullato i sogni tuoi
con nenie di paese
Cantavo strofe nuove
inventate nel mio petto
e nell’ingenuità di mamma
t’illudevo,
ma l’ ho fatto per affetto,
di trovare sul cammino
l’essenza di tuo padre
Perdonami bambino,
mio, cresciuto dentro il petto,
se il padre che vorresti
non t’ ho saputo dare
Perdonami, se nenie
di paese canto ancora
e se altre lascio nascere
nella strizza del mio cuore.
 
 
 

Un "gratificante" raccontino domenicale: - IL PILOTA DI AEROPLANI - Antonio de Curtis

 

Era venuto ad abitare vicino a noi una nuova famiglia, tante persone; abitava l'ala di quel vecchio palazzo gentilizio proprio di fronte a quella che abitavo io; però il loro appartamento era molto più grande del mio.
Gente riservata, educata, brava ... sembravano. ...
Gente misteriosa … che suscitava la curiosità del vicinato … si vedeva quasi solo una signora giovane quando andava a fare la spesa alla “puteia”.
Un giorno, qualche settimana dopo che erano venuti … scoprii che c’era anche un bambino della mia età, 7/8 anni. Anche lui mi vide. Un bel bambino, tutto vestito bene pulito ordinato … forse per questo mi risultò un poco antipatico … tuttavia la curiosità fu più forte, attraversai il terrazzo interno che correva lungo tutto il perimetro dell’edificio e mi fermai un po’ prima di dove cominciava la sua casa.
Anche lui si era avvicinato.
Gli domandai sei figlio di quella famiglia ? si! mi rispose lui … Io sto di casa là di fronte; e io abito qua. Io mi chiamo Mimmo; io mi chiamo Enrico; quanti anni tieni; io 8 e tu?; anch’io; che classe fai ? devo fare la terza, e tu ? anch’io; allora andremo a scuola insieme; forse … e via cosi ci impegnammo in uno scambio di informazioni che in qualche modo salutavano la nostra conoscenza.
Finché io non dissi che mio padre era una persona importante; e lui mi disse che lo era di più suo padre; ed io dissi non so cosa del mio papà e lui ribattè ancora che il suo lo era di più … insomma una gara a chi avesse il papà più ... bello.
Enrico era soverchiato dalla mia abilità nel presentare al meglio le qualità del mio papà.
Ad un certo punto, per dare la stoccata finale, dissi “Mio padre fa l’ingegnere” – in realtà papà era un geometra, ma in paese tutti lo chiamavano ingegnere.
E lui, pensando di prendersi finalmente la rivincita, mi rispose tutto orgoglioso
“Il mio papà invece pilota … di aeroplani!”
Restai colpito assai; mai avevo pensato di poter stare vicino ad un pilota di aeroplani.
Ma non potevo permettere che il suo papà fosse più del mio. Allora dissi:
“Sì il tuo papà li porta gli aerei ma gli ingegneri li costruiscono. Se non ci fossero quelli come il mio papà il tu non farebbe niente” …
Enrico scoppiò in un pianto dirotto … non mi sembrava di aver fatto niente di male …
Al pianto del bambino si aprì una porta e uscì una signora. Appena la vidi, pensando che mi avrebbe picchiato o almeno sgridato, scappai …
Qualche ora dopo, ero nel cortile a bighellonare in attesa che arrivassero altri ragazzi, mi sentii chiamare
“Bambino, bambino” mi girai intorno e vidi quella signora del mattino che dal terrazzo antistante la sua casa sembrava chiamasse proprio me … non c’era nessun altro …
Dissi:”Chi io ?” “Si - mi rispose- vieni un attimo su.“
Temendo che volesse punirmi risposi
“E perché? che devo fare ?”
“Enrico ti vuole dire una cosa”
Nonostante temessi, non mi seppi sottrarre, oltretutto ero l’unico che lo conosceva.
Salii. La signora mi attendeva davanti alla porta;
Mi disse “Vieni!”
Sempre con un po’ di timore la seguii.
Entrammo in casa e poi in un’altra stanza, tutta bella pulita, c’era anche un banchetto col calamaio come a scuola.
Lui mi aspettava vicino alla finestra. La mamma, quella signora, disse vado a prepararvi due biscottini.
Allora Enrico si avvicino e mi disse: “Ti devo dire una cosa: il mio papà è morto”
Provai un dispiacere immenso.
Allora gli dissi “Era più importante il tuo papà, il mio non era proprio ingegnere, lui non fa gli aeroplani …”
Allora entrò la mamma col vassoio con biscottini e caramelle … me ne offrì ma io non mi sentivo del tutto a mio agio.
Enrico forse se ne accorse, ne prese un pugno e me lo ficcò in mano.

venerdì 28 settembre 2012

 

Se fossero ali i colori della mia anima, sarebbe un abbraccio questo mio pensiero.

(Particolare di Angeli in ascolto olio su tela 80x70)

Am Vezio